14.9.2018 In Memoriam „Irene“ vittima di feminicidio

Mia cara Irene…oggi avresti compiuto 36 anni. Sono tornata alle 14.30 sul luogo del delitto, sono rimasta per un minuto in silenzio a farti gli auguri…una piccola striscia gialla di gesso ricorda il contorno del tuo corpo accasciato…quante volte maledico quel stramaledetto venerdi‘ del 23 febbraio scorso, da li ho iniziato a odiare i venerdi’…in pochi minuti ti ho persa; ti ho visto viva, freddata e morta…le tue ultime parole erano „Sina, non lo voglio vedere…“ io t’imploravo con insistenza „Irene, non andarci, chiama la polizia!“, „…scendo un attimo e chiudiamo questa storia…“, „…vengo anch’io e ti aiuto, se lui alza di nuovo le mani!“. Forse quei paio di secondi, che il mio superiore mi aveva chiamato, mi avranno salvato la vita…dopo ho sentito tanti colpi, credo fossero dieci, sono corsa verso il vetro e ti ho vista accasciata per terra immersa in un lago di sangue…ho urlato all’impazzata, gridando il tuo nome „Irene, Irene, noooo“. I miei colleghi mi hanno presa per le braccia e mi hanno rinchiusa in un ufficio, temevano che io andassi fuori di testa. Erano attimi terribili, ripetevo sempre „devo andare da Irene, devo salvarla…“ poi una brava persona del nostro care team mi ha tenuto le mani dicendo „Irene non c’è l’ha fatta…“
Giorni dopo mi sono avvicinata alla tua salma, Dio, che impressione vedere il tuo occipite e viso sfigurato. Irene, perché non mi hai ascoltata? Da mesi t’imploravo di denunciare quel disgraziato, lo hai fatto solamente quando io avverti‘ il nostro superiore di fare pressione e sei andata dalla polizia quel maledetto venerdi‘ mattina…troppo tardi.
Mi manchi tantissimo, mi manca il nostro cappuccino quotidiano, le nostre chiacchierate…ma non tornerai piu‘! Non sono mai piu‘ tornata alla tua tomba, non riesco a farmene una ragione, che tu stai sotto terra…TU dovevi essere qua, a vivere la tua vita con le tue figliolette. No, lui per egoismo, oltre le botte, offese e minacce brutte via Whatsapp, con 4 pallottole di Berretta in testa ti ha portata con se. Maledetto che sia lui. Maledetti tutti gli uomini che in mia presenza si permettono di prendere parole di violenza in bocca – io non conosco perdono.
DONNE, se il vostro ragazzo, compagno o marito alza le mani o vi minaccia di ammazzarvi, denunciatelo! Perché questo non è amore, questo si chiama: VIOLENZA!

Ti portero‘ sempre nel mio cuore, Irene
Sina

PS:la panchina in foto è situata alla Marina di Vietri, uno dei miei luoghi preferiti e città attiva contro la violenza sulle donne!